L’irrigazione in permacultura
Un uso intelligente dell’acqua

Nell’agricoltura tradizionale, si sa, sono necessarie grandi quantità di acqua per ottenere una buona produzione, sia che si tratti di verdure in un orto sia che si tratti di fiori in un giardino.
In permacultura, invece, si ricercano gli stessi risultati ma con il minimo dispendio di energie e risorse e fra queste risorse troviamo, senza dubbio, l’acqua, base della vita.

L’irrigazione in permacultura è un discorso molto complesso in teoria; in pratica, invece, è quanto di più naturale possiamo fare per assecondare e agevolare il lavoro della natura stessa.
Nella progettazione di un orto in permacultura si pensa ad un uso intelligente e funzionale dell’acqua, adottando un insieme di strategie che servono a migliorare il drenaggio del terreno, ad accumulare acqua piovana per un utilizzo futuro e a indirizzare l’acqua dove più necessaria, per aiutare l’orto o il giardino a sopravvivere non solo alla siccità, ma anche ai periodi di eccessive precipitazioni.

Quando si progetta un orto in permacultura è fondamentale conoscere l’ambiente, il clima e il ciclo dell’acqua: in base a questi fattori si possono osservare i comportamenti che l’acqua può assumere nel tempo, sia nei vari periodi dell’anno che durante la giornata e si può vedere come reagisce il suolo. E quando si parla di acqua non si parla solo di quella che portiamo noi con l’irrigazione: in permacultura si sfruttano al massimo tutte le forme di acqua che generino umidità, dalla pioggia alla rugiada, da sfruttare in maniera funzionale alle coltivazioni.

Le strategie adottabili per ottenere i maggiori risultati con il minimo dispendio di acqua sono diverse:

• un suolo ricco di humus – materia organica – riduce fino al 75% la necessità di irrigazione. L’humus agisce come una spugna in grado di trattenere una grande quantità di acqua – senza contare che aggiunge fertilità al suolo, immagazzina sostanze nutritive, incrementa la vitalità del suolo e lo rende più soffice;

• la pacciamatura: tenendo il terreno sempre coperto da materiale organico, come, per esempio, paglia, cippato, segatura, si riduce l’evaporazione di acqua dal suolo; ma non solo: il suolo mantiene una temperatura più stabile poiché non subisce l’azione diretta dei raggi del sole, risulta più fertile e viene limitata la crescita delle erbe spontanee;

piantare in maniera molto fitta: ha esattamente le stesse funzioni della pacciamatura. Creandosi molta ombra si riduce l’evaporazione di acqua, si mantiene il terreno più fresco, si tengono sotto controllo le erbe indesiderate e si incrementa la produttività del terreno;

collocare le piante in base alle loro necessità: sembra una cosa scontata da dire, ma, in realtà è una cosa che nell’agricoltura tradizionale viene poco rispettata e che, invece, offre grandissimi vantaggi, del tutto naturali. Conoscendo bene le caratteristiche del proprio terreno, si individuano le aree più umide e quelle più secche per poi collocare, di conseguenza, ogni pianta nel luogo che predilige – zone siccitose per piante che necessitano di poca acqua e zone umide per quelle che invece ne richiedono di più;

modificare la topografia del terreno tramite fossi livellari, stagni e terrazzamenti: questa è la strategia più laboriosa, ma che ci permette di veicolare l’acqua dove ci interessa e magari anche trattenerla, evitando l’erosione da scorrimento superficiale.

Una vota adottati questi metodi, che se integrati fra loro danno il massimo del risultato, dobbiamo dire che, laddove necessario, si può inserire un sistema di irrigazione.
Il miglior metodo di irrigazione in permacultura è quello a goccia. Per rispettare al 100% la naturalità della coltivazione sarebbe meglio utilizzare acqua piovana raccolta in cisterne – quella del rubinetto è troppo ricca di cloro, dannoso per alcuni microrganismi utili.
In estate sarà necessario azionarlo quotidianamente, nelle ore più fresche, mentre in primavera se ne può fare un uso ridotto, che può diventare nullo in autunno e inverno.

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